La punteggiatura? E' divertente!

Charlie è un giovane adulto con deficit cognitivo, non è sicuramente una mente brillante ma è tutto sommato felice della sua vita e pensa che gli altri lo trattino con riguardo e ne abbiano cura.
Frequenta una scuola per adulti autistici ma ciò che lo differenzia dagli altri studenti è la sua voglia di imparare, di conoscere e di scoprire.
Charlie vuole comprendere il mondo che gli sta intorno senza nessun tornaconto ma per puro piacere.
E' proprio per questo motivo che viene selezionato per prendere parte ad un esperimento testato su un topo di nome Algernon che in caso di esito positivo lo porterà ad aumentare le sue capacità intellettive.
Unica condizione alla quale Charlie dovrà attenersi è la stesura di un diario con la quale gli sperimentatori e analisti potranno verificarne i progressi e dimostrare di essere in grado di poter letteralmente creare l'intelligenza.
E' quindi attraverso il diario di Charlie che vivremo prima la sua vita da disabile, impacciato, umile ma un po' allocco e poi la sua graduale trasformazione in una persona sempre più intelligente, consapevole e a tratti irritante fino ad un finale struggente e commovente che personalmente lascia davvero con gli occhi lucidi.
Vedremo in che modo gli altri si comportavano realmente con lui e come lui stesso leggeva questi comportamenti e come la sua esponenziale crescita intellettiva , che non va di pari passo con la sua maturazione emotiva, venga dapprima lodata ma col passare del tempo inizierà gradualmente ad essere malvista e lo porterà sempre più all'emarginazione dalla quale tanto credeva di poter uscire se fosse diventato una persona più colta, fino al disfacimento totale di tutte le sue certezze.
Fiori per Algernon è un romanzo entusiasmante e a dir poco irripetibile che ci pone davanti al nostro ruolo rispetto ai deficit, all'emarginazione, alla crescita emotiva e intellettuale e all'autocompiacimento.
Ci invita a riflettere sull'inclusione sociale e lavorativa ma soprattutto sul rispetto e l'uguaglianza delle persone affette da disturbi cognitivi che deve necessariamente passare non solo dalla legislatura e dalla burocrazia del nostro Paese ma da noi stessi, dalla nostra visione della dignità umana e della vita.
-Daniel Keyes (1927-2014)
- Premio Nebula 1967
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